[ Interviste / Interviews ]

 

Intervista a GIUSEPPE VERTICCHIO/NIMH a cura di Andrea Ferraris.
Pubblicata su Chain DLK, Settembre 2008.

 

ANDREA: A quanto pare Stefano Gentile è un fan dei tuoi lavori, a quanti dischi su Silentes sei arrivato?

GIUSEPPE: Effettivamente Stefano Gentile sembra apprezzare molto la mia musica, e il suo interesse verso di essa in realtà è cominciato a maturare già in tempi precedenti rispetto ai primi due CD di Nimh che scelse di produrre, "The Impossible Days" e "Whispers from the Ashes" (in collaborazione con Nefelheim) usciti nel 2004 per Amplexus, la "storica" etichetta di musica ambient dalle cui ceneri, nel 2005, è poi nata Silentes.
Amplexus è stata per parecchi anni la mia etichetta "di riferimento" in qualità di semplice ascoltatore e appassionato di musica ambient, soprattutto nel periodo in cui seguivo molto artisti quali Steve Roach, Vidna Obmana, Robert Rich, Amir Baghiri, Mathias Grassow, Michal Stearns, tutti nomi già da allora presenti nel catalogo Amplexus.
Così quando nel 2004 ebbi l'opportunità di vedere i miei primi due CD pubblicati ufficialmente attraverso Amplexus, la cosa fu per me motivo di particolare orgoglio e soddisfazione.
In seguito continuai ovviamente a proporre i miei nuovi lavori a Stefano Gentile, il quale, con la grande professionalità e passione che ha sempre caratterizzato la sua attività, ha accettato con piacere di realizzarli attraverso Silentes.
Tra essi ci sono sia CD realizzati da solo come Nimh, sia lavori realizzati in collaborazione con altri amici/musicisti.
Escludendo i due CD già citati pubblicati per Amplexus nel 2004, c'è il CD "Subterranean Thoughts" (2005), il CD "Secluded Truths" (2005) realizzato in collaborazione con Maurizio Bianchi/M.B, il CD "Together's Symphony" (2005) che è uno split collaborativo sempre con Maurizio Bianchi il quale ha dato il nome al Box quadruplo contenente questi ultimi tre titoli e il CD del solo Maurizio Bianchi "Niddah Emmhna", poi ancora "The Missing Tapes" (2007) con relativo e parallelo CD "Aube Reworks Nimh Vol.1" (2007), il CD "Reflections on Black" (2007) realizzato a nome "Hall of Mirrors" in collaborazione con Andrea Marutti/Amon, nonchè il recentissimo "The Unkept Secrets", uscito soltanto da poche settimane.
A queste uscite su CD ci sono da aggiungere un paio di ristampe pubblicate sempre da Silentes su CD-R, e cioè "Line of Fire" (2005, precedentemente realizzato in edizione privata su CD-R nel 2001) e "Entities" (2005, precedentemente realizzato in edizione privata su CD-R nel 2003) in collaborazione con l'iraniano Amir Baghiri.

ANDREA: Per altro sbaglio o anche con la collaborazione con Andrea Marutti in una forma o in un'altra sta andando avanti da un po'? Sei per le collaborazioni durature o è un caso?

GIUSEPPE: E' vero, è ormai da qualche anno che con Andrea Marutti è inziata una collaborazione che in qualche modo ancora sta andando avanti. In senso generale, per quanto riguarda le collaborazioni, mi affido un po' al caso e all'evoluzione naturale delle circostanze, e non c'è un "disegno premeditato" per quanto riguarda la possibile durata nel tempo delle stesse. Nel caso specifico c'è da dire che da anni ormai tra me e Andrea Marutti si è instaurato un rapporto di amicizia che ovviamente ha facilitato il prosieguo di questa collaborazione musicale, nata un po' per caso nell'estate del 2005. Il fatto di ritrovarci più o meno ogni anno, durante il periodo estivo, a condividere qualche settimana di vacanza in montagna in Abruzzo, in un luogo piuttosto isolato, molto bello e letteralmente immerso nel verde, ci ha spinto, per la prima volta nel 2005, a portare con noi strumenti ed apparecchiature per comporre e registrare musica fianco a fianco. Da quella prima esperienza sono nati i CD "Sator" e "Reflections on Black", quest'ultimo anche con il contributo di Nefelheim e mia moglie Daniela Gherardi. Nell'estate del 2007 abbiamo replicato l'esperienza, e, portando con noi anche del materiale preregistrato di altri amici/musicisti, abbiamo realizzato un nuovo CD dal titolo "Forgotten Realm", che abbiamo da poco finito di mettere a punto, sia per quanto riguarda il master finale che le grafiche provvisorie. Prossimamente cominceremo a selezionare qualche valida etichetta cui proporlo per la pubblicazione. Anche questo, come "Reflections on Black", uscirà a nome Hall of Mirrors, che è il nome di progetto che abbiamo scelto per i CD che realizziamo avvalendoci di volta in volta di diversi amici/collaboratori.

ANDREA: Da quello che hai detto fino ad ora molte registrazioni, collaborazioni nascono e/o si sviluppano nel tuo entourage famigliare e di amicizie. Anche le tue registrazioni in Thailandia, se non sbaglio ci abita tua fratello, puoi raccontarci qualcosa?

GIUSEPPE: Per quanto riguarda le collaborazioni, credo sia piuttosto naturale che nascano soprattutto all'interno delle mie ordinarie frequentazioni, sia perchè "tecnicamente" più facile, anche dal punto di vista prettamente "logistico", sia perchè è solo attraverso la conoscenza abbastanza approfondita delle "visioni" musicali di un'altra persona, e dopo che si è stabilito un certo "feeling" anche dal punto di vista umano, che è possibile intraprendere una concreta attività collaborativa avendo la ragionevole certezza che da essa possa effettivamente nascere qualcosa di buono. Non sempre però le collaborazioni sono nate da precedenti amicizie o frequentazioni. Per quanto riguarda ad esempio la collaborazione con Maurizio Bianchi/M.B., essa è nata sostanzialmente dal nulla, e senza che ci fossimo mai conosciuti o frequentati costantemente (neanche "virtualmente" attraverso internet, ad eccezione di uno scambio di pochissime email cui era seguito uno scambio di CD) prima che uno dei due decidesse di proporre all'altro l'ipotesi di una collaborazione musicale. In seguito ci siamo incontrati personalmente a Milano, e tutt'ora siamo in contatto, ma al momento in cui abbiamo scelto di realizzare insieme il nostro primo CD (che prese poi il nome di "Secluded Truths") non ci eravamo sostanzialmente mai frequentati prima, e ognuno di noi conosceva ben poco dell'altro. Le cose comunque sono andate lo stesso benissimo...
Quanto alla Thailandia... E' un paese che conosco e frequento fin dal 1987. Mio fratello effettivamente vive da quindici anni lì a Chaweng, nell'isola di Koh Samui, dove gestisce un ristorante italiano insieme alla donna thailandese con la quale è sposato da più di venti anni. La Thailandia è un paese cui sono molto affezionato, e, nel limite dei miei impegni e delle mie possibilità, quando posso vado volentieri a trovare mio fratello, fermandomi solitamente per due o tre mesi, e registrando talora del materiale musicale in loco. Nel 1996 ho persino vissuto per un anno lì a Samui insieme a mia moglie Daniela, dopo aver lasciato il mio posto di programmatore informatico presso una piccola società nella quale lavoravo da sei anni.
Mio fratello già viveva lì da tempo gestendo sempre un ristorante italiano, io ero stanco del mio lavoro e volevo dare un taglio netto alle cose, e così d'accordo con mia moglie Daniela ho lasciato il posto di lavoro, ho inscatolato i miei CD, il mio computer, il mio synth, e con tutto questo bagaglio al seguito siamo partiti per andarcene a vivere almeno per un po' lì in Thailandia, senza escludere l'ipotesi di trasferirci lì in modo definitivo come già aveva fatto mio fratello.
E' stato un anno straordinario. Anche molto impegnativo per il lavoro al ristorante, ma assolutamente memorabile. Quasi tutte le mattine passavamo almeno un paio d'ore su una spiaggia isolata, silenziosa, di sabbia bianca e finissima, facendo il bagno nelle acque più limpide e calde che sia possibile immaginare. Allora sull'isola non c'era stato ancora il "boom" del turismo e quindi l'atmosfera che si viveva era di assoluta pace e relax... tranne la sera al ristorante ovviamente!
Dopo un anno circa, per varie ragioni, decidemmo che comunque era tempo di tornare in Italia, ma anche negli anni successivi siamo tornati molte volte in Thailandia, riportando peraltro ogni volta con noi dei valigioni pieni di strumenti musicali tradizionali, giacchè, nel corso degli anni, è progressivamente maturato anche il mio interesse verso la musica etnica, e ho iniziato ad usarli in modo sostanziale nelle mie registrazioni e nei CD che ho nel tempo realizzato e pubblicato.

ANDREA: Perché te ne sei andato e sei tornato in Italia?

GIUSEPPE: Per una serie di motivi...
Difficoltà per avere i visti e poter rimanere in Thailandia per periodi più lunghi di tre mesi senza dover uscire e rientrare continuamente, alcuni problemi con i permessi di lavoro, difficoltà nell'isola di poter disporre in caso di necessità di un buon servizio di assistenza sanitaria soprattutto per quanto riguarda alcune nostre particolari necessità a proposito del discorso "salute", difficoltà per questioni generali di carattere burocratico (mio fratello vive lì da anni ma è sposato con un donna thailandese e questo gli è ovviamente di aiuto per molte pratiche...), problemi di lingua (sia io che Daniela non parliamo neanche troppo bene l'inglese...) e non ultimo la scarsa convinzione quanto all'opportunità di investire tutti i nostri risparmi in una attività lì in Thailandia, cosa che avremmo necessariamente dovuto fare se avessimo preso la decisione di trasferirci lì in via definitiva.

ANDREA: Sembra che tu non sia molto felice di essere tornato in Italia, in generale o anche sotto al profilo musicale?

GIUSEPPE: Dal punto di vista musicale direi che probabilmente essere tornato in Italia mi è stato utile. Tutto sommato il fatto di avere da tanti anni molti contatti in Italia con persone che si interessano di musica mi aiuta molto, mi è di stimolo, e mi consente di condividere con tanti altri amici/musicisti una serie di esperienze concrete che, se fossi rimasto a vivere in Thailandia, probabilmente non avrei potuto vivere in eguale misura e "intensità". Sicuramente il mio "vissuto thailandese" mi ha arricchito molto dal punto di vista dell'esperienza artistica, e molto di quanto ho "assorbito" durante i lunghi periodi che ho passato in Thailandia è confluito in modo sostanziale e decisamente riconoscibile nel mio modo di concepire, comporre, e registrare musica. Nonostante questo debbo dire che nel 1996, durante quell'anno che ho vissuto lì, mi sentivo piuttosto "isolato" da questo punto di vista, probabilmente anche perchè all'epoca non era diffuso internet, e quindi, pur avendo colto l'occasione di approfondire il mio interesse verso la musica etnica locale e gli strumenti tradizionali, non potevo coltivare con pari intensità e gratificazione il mio interesse per la musica sperimentale ed elettronica, giacchè in Thailandia non è diffusa, e non avevo punti di riferimento, amicizie e conoscenze con cui confrontarmi quotidianamente in questo ambito specifico.
In senso generale invece debbo dire che ciò che mi è pesato di più, quando sono tornato in Italia, è stato soprattutto lasciare la straordinaria bellezza del luogo in cui ho vissuto. Per me che sono un amante del mare e del sole, il fatto di poter vivere in un'isola che, anche per ragioni climatiche (lì a Samui è caldo tutto l'anno e le temperature scendono raramente al di sotto dei 30 gradi) mi consentiva di poter godere di fantastici spazi aperti, ambienti naturali allora ancora solo marginalmente contaminati, nonchè sole, spiaggia e mare tutto l'anno, era per me motivo di grande gioia, serenità, nonchè benessere "mentale" e anche fisico. Ovviamente però nella vita ci si trova spesso a fare delle scelte, che per quanto consapevoli e meditate lasciano sempre un po' di dispiacere e di nostalgia per ciò cui si decide di rinunciare. Fa parte della quotidianetà, ed è normale che sia così.
A dire il vero a me piace moltissimo anche la montagna (soprattutto nella stagione primaverile/estiva), e tutt'ora ogni volta che programmo una vacanza debbo scegliere tra le due possibilità, e quindi scegliere di conseguenza anche a cosa rinunciare...
Ma se alla fine scelgo di andare al mare... questo non significa che sarò necessariamente infelice per aver dovuto rinunciare alla montagna...

ANDREA: Per età e da parecchie cose che dici sembra che tu sia stato parecchio freak da ragazzino o sbaglio?

GIUSEPPE: Neanche troppo in realtà... Sicuramente quando ero molto giovane i ragazzi della mia età vivevano con molto coinvolgimento le esperienze storiche, culturali, e le atmosfere di quegli anni, finendo spesso per riconoscersi in uno dei due diversi e contrapposti "schieramenti"a livello di ideologie, stili di vita, frequentazioni, ambienti, che si erano venuti a formare...
Questi due "schieramenti" erano in qualche modo sovrapponibili, seppure in modo non perfettamente coincidente, con quelli che erano gli schieramenti politici che, pur con diverse correnti e sfumature, vedevano comunque una netta divisione tra gli ambienti "di destra" e quelli "di sinistra". Mio fratello maggiore, che ha cinque anni più di me e con cui ho sempre avuto un buon rapporto, frequentava questi ultimi, e questa cosa ha evidentemente influenzato tutto il mio vissuto adolescenziale e giovanile. Ad ogni modo credo di essere (quasi) sempre riuscito a "filtrare" abbondantemente, attraverso la mia sensibilità, la mia capacità di analisi e la mia personalissima visione delle cose, le influenze e le forti pressioni che provenivano dagli ambienti esterni, che in quegli anni erano particolarmente intrisi di fortissimi, intransigenti e spesso estremi contenuti politico-ideologici, riuscendo a non uniformarmi mai a schemi e stili predefiniti, e cercando ogni volta di "cogliere" e fare mio soltanto quanto di effettivamente positivo vedevo e scoprivo in ciò con cui mi confrontavo quotidianamente, e distaccandomi invece con una certa decisione e fermezza da quanto invece trovavo estraneo alla mia indole e alla mia naturale e istintiva visione delle cose.
Parlando della mia vita quotidiana di allora, sicuramente i jeans, i capelli lunghi, l'onnipresente chitarra, l'ascolto di un certo tipo di musica anche "impegnata" che nei testi trattava questioni di tipo sociale e anche politico, ne sono stati per alcuni anni parte importante, così come anche una certa forma di identificazione e amore per straordinari e storici films come "Easy Rider", "Alice's Restaurant", "Il Fantasma del Palcoscenico", "Harold e Maude", "Jesus Christ Superstar"... Credo però, anche allora, di essere stato sempre molto più attento ai contenuti che non alla forma o all'estetica delle cose, e di essere riuscito ad evitare eccessi e condizionamenti "estremi". Così, tornando specificatamente alla tua domanda, non nego, nè rinnego, quanto determinate situazioni hanno influenzato la mia vita giovanile, seppure tutto ciò ha di fatto "pesato" in una misura molto meno marcata e determinante di quanto si potrebbe invece immaginare.

ANDREA: Eppure fai sempre parte di una minoranza, tanto più se si parla di suonare musica, a parte chi di musica ci vive, in Italia i musicisti over trenta sono meno rispetto ad altri paesi esteri, non trovi? Con i soliti discorsi che ne conseguono sul fatto che qui sia visto stile hobby giovanile, etc... etc...

GIUSEPPE: Sinceramente non mi è mai capitato di riflettere sul discorso relativo all'età di chi si occupa di realizzare musica, e ancor meno mi è capitato di pensare ad un discorso "comparativo" tra la realtà italiana e quella di altri paesi esteri sotto questo aspetto.
E' molto probabile che quello che dici sia vero, ma in tutta onestà non ho sufficienti conoscenze in merito per potermi pronunciare con una certa convinzione a tale proposito...
Per quanto mi riguarda, posso dire che essendomi interessato attivamente di musica fin da quando ero bambino, non ho praticamente percepito, almeno dal punto di vista "artistico/musicale", il fatto che, a un certo punto della mia vita, ero passato, (mio malgrado...) sulla sponda degli "over trenta"! A dire il vero, anche per molte altre cose, fatico io stesso a focalizzare il fatto di essere ormai addirittura un "over quaranta"... Forse perchè, nonostante il passare degli anni, riesco a conservare ancora un forte entusiasmo per le cose che faccio e in cui credo, entusiasmo che spesso invece, con il passare dell'età e con il sopraggiungere di tanti problemi e difficoltà della vita quotidiana, tende inesorabilmente ad affievolorsi progressivamente e talora a spegnersi del tutto
Parlando in senso più generale, credo che la passione per la musica, come quella per tante altre cose, in effetti nasca fondamentalmente quando si è ragazzi (e da qui il luogo comune della musica intesa come hobby prettamente giovanile...), e poi in molti casi, come tante altre passioni, essa tende nel tempo a ridimensionarsi o ad essere più semplicemente sostituita da altri e diversi interessi/occupazioni...
Per fortuna per me, almeno per ora, questo ancora non è avvenuto, e l'interesse per la musica nel tempo si è invece sempre più rafforzato e consolidato...
Sicuramente in Italia un adulto "over quaranta" che, pur senza averne fatto un mestiere, continui a preferire dedicare gran parte del proprio tempo libero alla propria musica, piuttosto che dedicarlo a fare e ad allevare bambini, a vedere partite di calcio in TV, oppure a svolgere lavoro straordinario in ufficio per potersi poi permettere l'acquisto del nuovo modello di telefono cellulare di ultima generazione o la nuovissima auto fiammante appena "passata" sullo spot pubblicitario TV, appare agli occhi di un italiano "medio" quanto meno un po' "particolare" se non addirittura "strano"...
Credo sia un problema fondamentalmente culturale, e di diffusi e ormai storicamente consolidati "modelli mentali " che è difficile abbattere e persino tentare di "scalfire"...
E' probabile quindi che in altri paesi le cose stiano in modo diverso, ma non saprei dire con esattezza dove, e in che misura, le cose vadano meglio rispetto a noi...

ANDREA: E' vero che hai la fama di non essere una persona facile con cui avere a che fare anche se a quanto pare le tue collaborazioni sono parecchio durature...

GIUSEPPE: In tutta sincerità è la prima volta che sento dire una cosa del genere, e sarei quasi curioso di sapere quali sono le fonti che "divulgano" informazioni di questo tipo... So però che spesso, praticamente dal nulla o quasi, nascono parecchie "leggende metropolitane", e quindi la cosa non mi stupisce più di tanto. Pensa che non più di due giorni fa , navigando su internet, ho trovato su un forum dei post di alcune persone che si scambiavano presunte "informazioni" su un artista di questo ambiente musicale (artista che conosco bene, con cui ho anche collaborato, e che so essere una persona assolutamente straordinaria), raccontando cose di una assurdità totale... Si diceva (cito testualmente dal post che ho trovato sul forum...) che "anche colui che produce i suoi album (perchè ne fa tutt'ora) non conosce il suo domicilio... leggenda vuole che sia stato in carcere perchè totalmente impazzito.....un grande mistero!". Leggende... appunto...
Il fatto è che la gente tende spesso a farsi delle idee sbagliate sulle persone, e a tirare conclusioni a dir poco "azzardate" a partire da "informazioni" assolutamente infondate, o magari da elementi di nessuna rilevanza... Nell'ambiente musicale poi questo credo sia particolarmente amplificato, anche perchè, come in tanti altri contesti, non mancano situazioni di invidia, ipocrisia, persone che sentono il "bisogno" di costruire "personaggi", e persone che sentono al contrario la necessità di demolirli...
Tornando a me, nel caso specifico, è possibile che il fatto di essere sicuramente un po' "controcorrente" rispetto ad un certo tipo di mentalità piuttosto diffusa in Italia nell'ambito di chi si occupa a vario titolo di musica sperimentale (e presunta tale...), il fatto di avere, su tante cose, idee e punti di vista piuttosto precisi, determinati, anche "rigorosi" se vogliamo, e il fatto che, nella mia ricerca di collaborazioni, amicizie, e contatti in senso più lato, io tenda istintivamente a selezionare molto e "coltivare" e portare avanti soltanto quelli con persone con cui mi sento più "in sintonia", o che comunque considero particolarmente interessanti e in grado in qualche modo di "arricchirmi" dal punto di vista umano e artistico, potrebbe magari anche far nascere l'idea che io non sia una persona "facile"...
Ad ogni modo se per persona "non facile" si intende una persona che istintivamente non si "accontenta" di tutto, che è continuamente alla ricerca di qualcosa di nuovo e stimolante, che non si arrende (appunto...) alla "faciloneria", all'ordinarietà, alla superficialità, al preconcetto, ai modelli mentali prefabbricati e stereotipati (musicali, culturali, politici, etici, morali, religiosi...), che nella vita quotidiana è ancora abituato a pensare, valutare e "scegliere" (ma NON parlo della passiva e finta "scelta" tra questo o quel modello preconfezionato "per noi" da altri..), allora posso sicuramente convenire sul fatto che anche io possa essere ragionevolmente definita una persona "non facile"...

ANDREA: Cosa cambieresti avendo la possibilità di tornare indietro, non mi riferisco necessariamente alla musica.

GIUSEPPE: Con assoluta certezza, potendo tornare indietro nel tempo, esattamente ad una notte d'estate di circa 20 anni fa, non sarei salito sulla moto guidata da un ragazzo che avevo conosciuto soltanto pochi giorni prima... Era un po' "sù di giri" dopo una cena fuori e probabilmente qualche bicchiere di birra di troppo, e la conseguenza di quella infelice scelta, una evidente imprudenza e leggerezza giovanile, è stato un brutto incidente che mi ha segnato per tutto il resto della vita. Poteva andarmi anche molto peggio viste le circostanze, ma questa riflessione non mi è ugualmente di grande sollievo. Dopo due mesi passati al letto con il busto ingessato, completamente immobilizzato e senza potermi mai alzare, mi sono comunque rimasti seri e cronici problemi di dolori alla schiena e all'osso sacro, cha da allora mi hanno di fatto impedito di condurre una vita del tutto normale, e di fare tante cose che mi sarebbe piaciuto fare. Tutte le attività che implichino il dover stare in posizione seduta, soprattutto in modo continuativo e per un tempo prolungato, mi creano seri problemi, e per questo sono costretto a limitarle al minimo indispensabile e in alcuni casi a rinunciarvi completamente. Parlo quindi anche di attività abbastanza ordinarie, come guidare l'auto, andare al cinema, fare un viaggio, stare al computer...
A parte questo non mi viene in mente nulla di sostanziale, o comunque di davvero importante, che avrei voluto davvero cambiare... Con questo non voglio dire che non ho mai commesso errori, o che non ci sono cose che mi dispiace di aver fatto, di non aver fatto, oppure che, con il senno del poi, avrei magari fatto in modo diverso... Si tratta però di cose di importanza assolutamente marginale, che non hanno di fatto segnato il resto della mia vita, e che per lo più riguardano il mio universo adolescenziale-giovanile piuttosto che non il mio passato più recente. Alcuni errori e alcune esperienze meno felici peraltro nel corso della vita servono anche a crescere e maturare, e quindi, anche in quest'ottica, non c'è molto del mio passato che, onestamente, desidererei poter cambiare.

ANDREA: Ho notato che con il tempo hai quasi diviso la tua produzione separando quella quasi etnica da quella ambientale. Come pensi di muoverti nel prossimo futuro?

GIUSEPPE: In realtà questa divisione tra le mie produzioni di matrice più etnica e quelle di natura più ambientale non è poi così netta e marcata, nè è frutto di una scelta precisa. Peraltro, seppure nei miei albums sono certo riscontrabili e ricorrenti influenze di entrambi questi generi, sicuramente nessuno dei miei lavori può essere "catalogato" come CD prettamente "ambient" nè ancor meno come CD di musica etnica.
Il mio amore per l'elettronica, la sperimentazione sonora, per un certo genere di musica ambient, nonchè la passione per la musica etnica e per il suono di strumenti tradizionali più o meno rari originari di diverse parti del mondo, sicuramente influenza in vario modo e in varia misura la mia musica, e, a seconda delle circostanze, l'una o l'altra influenza finisce di volta in volta per prevalere sulle altre. Ma dietro a ciò non c'è un "disegno" preciso, una scelta razionale, una linea comportamentale in qualche modo pianificata in precedenza...
Al momento non ho progetti precisi, se non quello di pubblicare del materiale già finalizzato, tra cui la già citata collaborazione con Andrea Marutti/Amon.
Per il resto sto continuanando ad "assorbire" nuovi stimoli, ad accumulare idee, a pensare a nuove possibilità, nuovi orizzonti, nuove sonorità, nuove eventuali strade da percorrere... Non so dire nel prossimo futuro in che direzione muoverà la mia musica, nè se nella mia prossima realizzazione prevarranno sonorità d'impronta più etnica, più elettronica, più sperimentale, più ambientale o altro ancora... Non so ancora se sarà un album da solo o se intraprenderò nuove esperienze collaborative...
So solo che, prima o poi, scatterà probabilmente una "scintilla", magari a seguito di qualche nuovo e imprevedibile "input" proveniente dall'esterno, che d'improvviso mi aiuterà a focalizzare un'idea precisa, indicandomi in qualche modo la nuova strada da percorrere... Tornerò così davanti agli strumenti e, in qualche modo, la mia nuova musica prenderà naturalmente forma; una forma che però, al momento mi è ancora assolutamente oscura e sconosciuta...
A chi già mi conosce e apprezza la mia musica posso soltanto suggerire di visitare periodicamente il mio sito web e vedere ogni tanto se ci sono novità...
A chi invece, pur non avendo mai ascoltato la mia musica, ha avuto la pazienza di leggere questa intervista fino in fondo, posso suggerire di dimenticare pure tutto quello che ha letto fino ad ora, procurarsi in qualche modo qualche mio CD, magari tra i più recenti, e provare ad ascoltare la mia musica, giacchè le parole talvolta, e quasto vale ancor più quando si parla di musica, contano davvero poco...

 

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