[ Recensioni / Reviews ]
HALL OF MIRRORS: Forgotten Realm (CD 2009 - Silentes)
Non c'è pace né consolazione nella musica degli Hall Of Mirrors. Giuseppe Verticchio (Nimh) e Andrea Marutti (Amon) hanno dato un seguito alla loro lungimirante collaborazione pubblicando il successore di 'Reflections On Black' e pregiando ancora la scena elettronica sperimentale italiana di un vero e proprio manifesto di arte contemporanea. Questa volta al fianco dei due artisti troviamo Andrea Freschi (Subinterior, Konau) e Andrea Ferraris (Ur, Sil Muir) che caratterizzano le stratificazioni elettroniche disposte nella sala degli specchi. 'Forgotten Realm' è suddiviso idealmente in cinque capitoli che rappresentano altrettante escursioni nei meandri del nostro animo attraverso una serie di immagini che fanno parte del passato e della quotidiana realtà. 'The Crossing' e 'Among The Ruins' sono i due estratti che più si conciliano col materiale del debutto mentre 'Gates Of Namathur', 'Decadent Splendour' e 'The Fortress' si immolano come magnifici esempi di tecnica asservita al genio sperimentale. Calarsi nell'universo degli Hall Of Mirrors sarà come immergersi negli abissi che le tenebre hanno riservato a mente e corpo per raggiungere la redenzione completa. “Forgotten Realm” is the second album published by the duo Andrea Marutti (Never Known, Amon, Sil Muir) and Giuseppe Verticchio (Nimh) under the project name “Hall of Mirrors”. In this new release, they are seconded by guest musicians Andrea Feschi and Andrea Ferraris who provided some field recordings and some guitar parts. If their first offering was a shadowy heavily lugubrious atmospheric ambient manifest (made of static, ferocious, muted dreamscapes), “Forgotten Realm” is much more a primal-alchemical music procession that could be nocturnal hyms to the genesis, to the ancient time. Consequently the dynamic dronescapes and textural electronic waves are profundly expressive and intuitively beatific. The serene and deeply absorbing ethno-electronic pieces are stylistically closed to the most ascentional synthesised works by Alio Die, Vidna Obmana, Harold Budd (...) but with much more emphasise on nocturnal motives. Thus it is less luminous and most vertiginous with a constant association to memnonic traces, fractured living memories and melancholic visions. The opening track is an organic classic ambient piece with long chordal dronespheres. “Gates of Namathur” is partly uses acoustic instruments that seem to flow in a magic whorship. “Decadent splendour” is a moody-funereal sanctified music ritual for echoing guitar chords and foggy harsh noises. This is among my favourites, the perfect way to experience contemplative ecstasy through music. “Among the ruins” is a detached soundscape that connects us to some other worlds. The atmosphere is progressively charged with some kind of high tension including buzzing noises and doom like feelings. During the last minutes we go back to the heavenly origins with superb acoustic flute lines. The album closes with an utterly dark and primordial synthscape, admitting hermetic cyclical melodies into it and guitar epic dreaminess. “Forgotten Realm” is a voluptuous-essential vertical trip in cristal like spheres and lost paradises. Il secondo album degli Hall of Mirrors (Andrea Marutti/Amon, Giuseppe Verticchio/Nimh) vede la partecipazione di Andrea Freschi (Subinterior, Canaan) e Andrea Ferraris (Airchamber 3, Ur, Ulna, Deep End…), quasi come se attorno all’etichetta Silentes si stesse formando una sorta di collettivo industrial/ambient italiano. Rispetto all’esordio “Reflections on Black”, sembra esserci una maggiore varietà di situazioni. Su “The Crossing” è come giungere su qualche rotaia in qualche posto abbandonato e piovoso: curiosa la somiglianza con il disco collaborativo tra Hollowing e Maor Appelbaum (altro musicista che compare spesso su Silentes), ma arriva il suono dilatato della chitarra di Giuseppe Verticchio a rendere il tutto diverso e momentaneamente più sereno e meditativo. Di “Gates of Namathur” rimane in testa il flauto khlui suonato in chiave quasi “drone” da Giuseppe, il che – come suggerisce il titolo – dà una sorta di connotazione ancestrale al tutto e fa capire definitivamente che stiamo viaggiando in un mondo “altro”, tema ricorrente sia in Amon sia in Nimh, seppur declinato in maniere diverse. Con “Decadent Splendour” torna protagonista il suono indolente della chitarra, che prelude a una prima fase rumorosa e satura del disco, in apparente contrasto con il synth impalpabile della successiva “Among the Ruins”, ma durante lo sviluppo della traccia si scopre che il gioco del “crescendo noise” è simile. Si chiude in malinconia con “The Fortress”, con la chitarra di Verticchio che sembra echeggiare tra macchinari in continua e misteriosa attività. “Forgotten Realm” è un disco realizzato da chi ormai è un veterano in questo ambito, con ammirevole cura dei dettagli e capacità di ricombinare elementi noti agli appassionati del genere in qualcosa di valore, grazie anche all’adozione di una formazione aperta. La seconda collaborazione tra Andrea Marutti (Amon) e Giuseppe Verticchio (Nimh) ha un respiro psichedelico che era meno evidente sul CD d'esordio degli Hall of Mirrors, "Reflections on Black", pubblicato giusto un paio d'anni prima sempre dalla lungimirante Silentes di Stefano Gentile. Sul nuovo capitolo ci sono anche Andrea Freschi (Subinterior, Canaan) e Andrea Ferraris (Airchamber 3, Ur, Ulna, Deep End) ad aggiungere elementi ad un mondo già di per sè stratificato e complesso. La traccia che apre il disco, la lunga "The Crossing", mostra subito l'abilità di Marutti e Verticchio (qui aiutati da Freschi) nel dare respiro ad uno scurissimo drone che prende vita tra un ruscello d'acqua e una cascata di rumori a tratti assordante. In mezzo l'essenza del drone continua indisturbata la propria lenta avanzata, almeno fino a quando, dopo la boa dei sette minuti, una chitarra elettrica imposta i comandi per il cuore del Sole. La stessa attitudine visionaria pervade la meravigliosa "The Gates of Namathur", sorta di dark-ambient psichedelica trasportata dal flauto thailandese di Verticchio in uno spazio-tempo indefinito. Una vera casa degli specchi in cui ogni particolare viene riflesso all'infinito. Come i detriti che scorrono sotto le chitarre alla Cure nella prima parte di "Decadent Splendour". Il tenebroso finale alla Popol Vuh di "The Fortress" chiude nel migliore dei modi un album che rappresenta una sorta di manifesto del suono post-industriale nato dall'incontro tra due delle realtà più significative della scena elettronica sperimentale italiana. Dopo il debut "Reflections on Black" prosegue con tenacia il flirt creativo fra Andrea Marutti e Giuseppe Verticchio sotto il sognante segno degli Hall of Mirrors con un altro full lenght di pregiata dark-ambient dove presteranno servigio anche Andrea Freschi e Andrea Ferraris. L’opening di “The Crossing” ci fa precipitare all’istante in un magma di drone e dissonanza, alleggerito al suo centro dalla presenza di field recordings naturalistici e acquosi (farina del sacco di Freschi) che ben si adagiano al via vai etereo delle sparute note emesse dalla chitarra del Verticchio; parlerei serenamente di un’ispirazione che attinge, tout cour, all’estatica fonte del maestro Paul Schütze, sfiorando qua e là obnubilanti retaggi post-industrial. Seguitando il cammino verso l’infinito, con “Gates of Namathur”, l’aplomb degli HoM di danzare con la volontà di potenza dell’oscurità è cosa ormai assodata, ma a tale disegno va aggiunto un trasporto parallelo dei nostri per i suoni primordiali dalla consistenza etnica, intercettati nel catacombale e discontinuo vagito di un flauto tailandese, la cui enfasi accresce di minuto in minuto grazie anche alla filigrana elettronica inerpicata dagli inferi. “Decadent Splendour” è un titolo, poi, che si sposa a meraviglia col climax del brano: un tragitto di decadente espiazione esistenziale introdotto dalle fosche iniezioni delle chitarre tramite un effetto scivolante che ricorda non poco lo slide, e che al suo termine le vedrà risucchiate da un grigiastro motorik percussivo sceso a patti col martial. E se il diletto per un bilinguismo fatto di estasi e rumore irrompe puntuale anche in “Among the Ruins”, alternandosi tra retrogusto organistico e power frequencies tracimanti nell’harsh, “The Fortress” disimpegna la propria spiritualità attraverso l’uso della melodia con docili arpeggi in lontananza su cui s’infrangono temperate pulsioni ritmiche di stregata fattura ambientale. Hall of Mirrors is an Italian dark-ambient project by Andrea Marutti and Giuseppe Verticchio. With “Forgotten Realm” they deliver their second album, again on the Silentes Minimal Editions label. The album has 5 tracks but is 70 minutes in length, so expect long, drawn-out songs, like an effective dark-ambient track should require. We open with the epic, almost 18 minute long, “The Crossing”. This track is very much in the vein of the newer Raison d’Etre material; heavy industrial sounds over dark-ambient passages. It’s thus not like we haven’t heard this industrial-ambient before, but it is rather effective and has a nice tension to it, with in the middle quieter moments with the use of nice guitars. A very good track! “Gates of Namathur” is again dark industrial-ambient. This time it’s heavier on the reverbs. There are also some nice sounds to be heard to give it a dualistic feel. The track is very atmospheric, with a good dimensional feel to it. “Decadent Splendour” starts off more quiet with guitar sounds in heavy reverbs. As the song progresses we venture more into the industrial-ambient realm. “Among the Ruins” goes again for the same route; starting off with more quiet ambient passages, before becoming an intense industrial-ambient wasteland. The journey ends with “The Fortress”, which is a darkly melodic and cinematic song which works very effective with some nice guitar melodies weaved in. “Forgotten Realm” is a good album. While sometimes it has a little too striking resemblance with Raison d’Etre, and then especially his newer work, Hall of Mirrors still have sounds of their own to offer, to not make it a complete copy, especially with the use of nice guitars and in the last song they create a more authentic atmosphere. As a whole the album sounds very good, with good production values. If they could make their album sound somewhat more “original” in places, they would have a real winner. But this is still an excellent album for dark-ambient fans, especially of the Cold Meat variety! A hall of mirrors is a house of doubt, erected for the specific purpose of disarraying the senses – which image is the substantial one? Andrea Marutti (as Amon) and Giuseppe Verticchio (as Nimh) have teamed up before for the album "Sator" and once previously as Hall of Mirrors. For this perfectly balanced third collaboration, they have chosen to work closely with veteran Andrea Freschi and Andrea Ferraris, Marutti´s partner in Sil Muir, just as they did with the lesser-known Giulio Biaggi and Daniela Gherardi on the first Hall of Mirrors album, "Reflections on Black". Psychedelic echoes surface in this second collaboration between Italian experimentalists Andrea Marutti (Amon) and Giuseppe Verticchio (Nimh). In comparison to their debut CD "Reflections On Black", released in 2007 by Stefano Gentile's always far-seeing Silent Minimal Editions label, the new Hall Of Mirrors work is centred upon soundscapes reminding of the New York deep house school, with new age-like Eastern echoes, made even suasiver by certain psychedelic tones. Supporting the couple there are also Andrea Freschi (former Canaan) and Andrea Ferraris (Airchamber 3, Ulna), adding elements to a world already stratified and complex by itself. Andrea Marutti (also of Amon, Never Known) and Giuseppe Verticchio (of Nimh) are the Italian duo behind this project. "Forgotten realm" is their second album. Through the five tracks on offer here Marutti and Verticchio shift from disturbing dark ambient to intense and post industrial drones. Dronescaping through utterly maddening industrial noises and blissful (almost ritual/religious like) ethereal sounds.
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